SfiDe. Trecento volte Pietro Varriale, il “leader silenzioso”

Benvenuti, gentili lettori, al primo appuntamento con “SfiDe”, la rubrica del venerd√¨ di Sportcampania.it. A partire da questo weekend, sceglieremo una gara di cartello tra quelle che vedranno impegnate le compagini campane di Serie D e, all’interno della gara stessa, racconteremo la storia di uno dei possibili protagonisti. La sfida di questo weekend riguarda Savoia-Pomigliano, derby valevole per la ventunesima giornata del Girone I (dove gli oplontini la fanno da padrone) e il protagonista scelto per voi è Pietro Varriale, difensore granata che domenica giocherà la 300esima gara della sua carriera.

L’uomo – Un mancino di rara delicatezza ed un fisico all’altezza fanno di Pietro Varriale, 32enne difensore centrale, un vero e proprio lusso per il Pomigliano di Seno. La sua disponibilità ed un’umiltà fuori dal comune, ne certificano la grandezza anche al di fuori del terreno di gioco. Pietro è un ragazzo, ergo uomo, come tanti: amante della famiglia (è sposato dal 2008 con Michela che gli ha dato Alessandro, un bellissimo bambino di quasi cinque anni) e della tranquillità, il Varriale uomo è una persona molto riservata e forte. Per conoscerlo meglio abbiamo incontrato proprio sua moglie, conosciuta quasi dieci anni fa ad Olbia: –“Tra me e Pietro è scattato subito un feeling speciale. L’ho conosciuto tramite amicizie in comune che lui era poco più di un ragazzino, era il 2005. Dopo tre anni di convivenza, nel giugno 2008 ci siamo sposati ed un anno dopo è nato nostro figlio, Alessandro. Ale è la luce degli occhi di mio marito: come padre è speciale, nonostante col resto delle persone sia molto introverso e, per quanto forte, di poche parole, con nostro figlio è molto affettuoso, un giocherellone. Un Pietro cos√¨, davvero, non l’avevo mai visto. Per il resto, posso raccontarvi che è una persona molto diretta e rispettosa, un “duro” dal cuore d’oro che per i compagni di squadra e, più in generale, per gli amici, sarebbe disposto a dare qualsiasi cosa. E’ un leader silenzioso, uno che non ama stare in prima pagina. Con me non è il tipo da messaggino romantico o effusione gratuita, ma so che cosa ci lega e va benissimo cos√¨.”
Gli antipodi – La storia della vita di Varriale sembra essere scritta in riva al Tirreno, lungo il triangolo Pomigliano-Roma-Olbia. Era il 14 agosto 1981, quando, alla vigilia di un torrido ferragosto capitolino, i coniugi Varriale, originari di Pomigliano ma momentaneamente a Roma, danno alla luce Pietro. La sua infanzia è granata fino ai 12 anni. Il Gobbato, infatti, è il primo campo che le sue scarpette calpestano. A dodici anni, poi, si torna da mamma Roma, c’è la Lazio, pronta a puntare su questo mancino di poche parole. In biancoceleste il piccolo Pietro, non ancora Varriale, fa tutta la trafila giovanile ed arriva, nel 2000-2001, con i suoi freschi ‘scudettati’, a sfiorare anche l’esordio in prima squadra, ritrovandosi convocato in diversi match di Coppa Italia e Champions. Poi tanto peregrinare, dal Catania in C1, passando per Benevento, Martina Franca, Olbia, San Benedetto del Tronto, San Giovanni, Carrara ed Alghero. In dieci anni di carriera tra i professionisti colleziona 210 presenze e 6 reti tra C1 e C2. Niente male.
La D e il ritorno a casa – Nel 2010, col Tavolara, la prima esperienza in D. Varriale è maturo, ha 29 anni e, in quarta serie, può e deve fare la differenza. E allora l’esperienza calabra, prima nel biennio cosentino (culminato con la promozione in Lega Pro Seconda Divisione) dov’è ancora un idolo della curva, poi a Montalto Uffugo, campo sul quale, quest’anno ha conosciuto uno dei rarissimi infortuni della sua carriera. Dopo il Montalto la chiamata del cuore, quella che non si può proprio rifiutare: il Pomigliano di Seno e del patron Pipola ha un progetto ambizioso e lungimirante e lui, nel 33esimo anno di vita, può finalmente tornare a casa. Come dire di no? Impossibile.
Sangue granata – Nel luglio 2013 il suo girovagare in un pò tutta la penisola ha finalmente un (lieto) fine. Varriale giocherà al Gobbato, vestendo i colori della sua città, già indossati da bambino. E’ un sogno che s’avvera: non vestirà la fascia da capitano, proprietà di Mario Follera (poi epurato dopo la gara di Torrecuso) ma nello spogliatoio è già un leader. I più giovani (clicca qui per leggere l’intervista del portiere Di Costanzo) lo ergono a leader, in campo e fuori, i tifosi lo osannano per un inaspettato feeling anche con la rete, Seno gli consegna le chiavi della difesa pomiglianese. E quando i risultati cominciamo a balbettare (5 ko nelle prime 5 di campionato), al suo fianco arriva quel Felice Rea amico d’infanzia. Una coppia centrale almeno da terza serie, con Schioppa pronto a subentrare (e ben figurare nel momento del bisogno). Dopo il black out iniziale le cose sembrano essersi aggiustate: il suo Pomi è risalito in classifica e alle semifinali di coppa Italia di categoria.
300 volte Varriale – Domenica scorsa, con la Cavese, Varriale gioca la sua 299 gara in campionato. Domenica, al Giraud di Torre, toccherà quindi le 300 gare disputate. Da Pomigliano a Roma, passando per la Sardegna, la Calabria ed il Nord Italia, il percorso per tornare a casa può essere quantomeno tortuoso. Ma i duri hanno due cuori e Pietro Varriale, pomiglianese di Roma, l’ha imparato in 13 anni di onorata carriera. Domenica gli toccherà affrontare la superpotenza del Girone, il verdetto sembra scritto: ma a volte la storia, o il karma, dipende dai punti di vista, premia le persone speciali. Auguri Varriale.
A cura di Mirko Panico