Futsal‚Ķero. Via gli scarpini, Massa tuona: “Oggi comanda chi ‘sostiene’ la squadra”

Futsalero è il giocatore di futsal, nato dalla contrazione del portoghese futbol sala cioè calcio da sala, il nostrano calcio a 5, assolutamente da non confondere con il calcetto. Futsal‚Ķero! è la rubrica di Sport Campania dedicata alla Disciplina, ogni settimana incontreremo un nome che per questo sport ha profuso tempo e passione, ecco la storia di oggi.

Classe ’78, figlio d’arte o quasi, il padre ha militato nella serie A del calcio con oltre 250 presenze e 48 reti indossando le maglie di Lazio, Inter, Napoli e Avellino. I primi goal con il Posillipo Calcio, poi il passaggio al futsal dove esordisce nelle file del CUS Napoli nel ’98, con cui vince il campionato di C2 nel ’99. Intanto mette in bacheca il primo Trofeo delle Regioni con la Rappresentativa Campania di Mainenti e Cocchia. Poi un passaggio allo Scafati in serie B, per approdare all’Aversa Five in A2, si ritorna in serie B con la Crystal Mode del presidente Fazio. Un palmares condito di tante stagioni da ricordare come la Sinuessa Mondragone, il Napoli Vesevo, il Venafro, il Lepanto e la United Colours of Futsal. Intanto consegue il patentino di Allenatore di Calcio a Cinque nel 2010, cercando di ampliare le proprie conoscenze. La redazione di Sport Campania ha intervistato Mirko Massa che ha detto la sua a 360¬∞.

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Fuori dai giochi da un po’, il tuo parere sulla crisi generale del calcio a 5?
Di certo la crisi economica è tangibile, ma in molti nascondono il proprio pressapochismo dietro quella che ormai è divenuta più una scusa che una leva per ripartire. La mancanza di una struttura forte e l’assenza di dirigenti sia tecnici che organizzativi ha depauperato l’intero sistema futsal, sia a livello regionale che Nazionale. Le squadre per anni sono state l’espressione di personaggi o aziende, cos√¨ sono cadute come i loro fondatori.

Un appuntamento galante o una finalissima di futsal, quale scelta e perché?
Si potrebbero conciliare entrambi, magari l’appuntamento lo posticiperei alla vittoria della gara. Entrambe sono emozioni uniche e forse irripetibili.

Tanti personaggi, come presidenti/direttori/dirigenti si intromettono nella sfera tecnica, chi comanda davvero una squadra?
Prima l’allenatore era riconosciuto come unico timoniere, affiancato comunque dalla società nelle diverse figure. Poi il presidente o chi per esso ha cominciato ad invadere ogni campo, oggi conta chi porta più acqua al mulino soprattutto in termini economici, perciò non si assiste ad una effettiva crescita, ma al semplice sostentamento con risultati e spogliatoi che ne risentono.

Social network, clinic, lezioni online, ma il futsal si impara davvero davanti ad uno schermo?
Assolutamente no! La diffusione mediatica del futsal e dei relativi schemi hanno fatto credere a molti di poter diventare allenatori senza aver mai calcato il campo. A mio avviso, l’esperienza acquisita in anni di erba sintetica o parquet è insostituibile da qualsiasi libro o video, di certo sono strumenti che accrescono il proprio sapere, ma non possono rappresentare il fondamento unico del proprio bagaglio tecnico.

Alla luce delle sue esperienze, cosa manca al futsal per divenire davvero uno Sport protagonista?
Meglio ragionare in loco, anzitutto è da rivedere la politica del Comitato Regionale che non tiene nel dovuto conto la Disciplina. Negli ultimi anni il ridimensionamento non va conteggiato esclusivamente nel numero delle iscrizioni, dazio pagao da ogni Regione, ma soprattutto nella qualità dei partecipanti. La nostra Regione manca anzitutto di strutture idonee, il futsal è il calcio a cinque al chiuso, i campi di erba sintetica andrebbero destinati dalla serie C2 in giù. Specchio di tale regresso è anche la Nazionale, da anni non abbiamo la possibilità di vedere talenti cresciuti in Italia, non parlo contro eventuali oriundi, ma di certo non si valorizza il vivaio locale che spesso si perde nei labirinti di promesse regionali. Botta, Campano, Gigliofiorito e tanti altri che non sto qui a citare, avrebbero di certo meritato delle chance maggiori. Infine la Campania ha perso molta voce in capitolo nei palcoscenici nazionali, causa l’infruttuosa avventura di molti vincenti e non iscritti, che hanno deteriorato ulteriormente la nostra immagine.

La stagione da incorniciare e quella da dimenticare nei tanti anni trascorsi?
Tra i ricordi più belli conservo il Trofeo delle Regioni, come le fasi finali a Torino del Campionato Nazionale con Cundari allenatore, e le promozioni con il Lepanto, con cui mi sono rimesso anche in gioco dopo anni. La peggiore è quella col Napoli Vesevo poich√© purtroppo fui colpito da un dramma familiare.

 

 

Paolo Addeo