Christian Manfredini a 360°: “Riforma positiva, serve maggiore controllo”

Calciatore, allenatore e “ambasciatore” per la FIGC. Stiamo parlando di Christian Manfredini, ex calciatore di diversi club professionistici tra cui Lazio e Salernitana. Allenatore nel calcio dilettantistico campano, tra cui Valdiano e Agropoli, ha passato gli ultimi cinque anni a lavorare in Federazione come responsabile tecnico dell’area centro-sud.

Un importante lavoro per diffondere un progetto dedicato al calcio giovanile e alle scuole calcio. Cinque anni per rapportarsi con le varie parti d’Italia, ma anche con l’estero dove le differenze sono evidenti sotto tutti i punti di vista. Con l’ex bomber granata abbiamo affrontato i punti deboli del sistema calcio italiano, ma anche campano.

Cominciando proprio dal calcio giovanile e dal fallimento della Nazionale Italiana. Il dubbio tra il non avere materia prima degna di fare strada e la necessità di andare a pescare altrove e l’incapacità delle società di sfruttare, invece, il frutto dei vivai nostrani.

“Le materie prime ci sono -esordisce Christian Manfredini- possiamo discutere sul fatto da qualche parte ce n’è di più da altre di meno. In ogni nazione, però, c’è materia prima da cui attingere. E’ chiaro che i fuoriclasse si contano sulle dita di una mano e che nascono fuoriclasse, non lo diventano col tempo. Giocatori buoni che possono fare bene e possono essere il futuro del calcio italiano ce ne sono, ma questi vanno coltivati. Tutto dipende dai progetti, dall’investire sul calcio giovanile con strutture e con allenatori e istruttori preparati. 

Bisogna creare dal basso. La Federazione sta investendo molto, sta lavorando in questo senso, ma c’è tanto da fare. In primis sulle strutture. Soprattutto al sud ci sono pochissime strutture in cui un talento può essere plasmato. In questo senso è necessario fare di più. Dopo questo bisogna creare un’organizzazione che possa formare gli istruttori. E’ proprio quello che stavamo facendo noi con il progetto federale di cui ho fatto parte negli ultimi cinque anni. Ma bisogna fare molto di più. Perchè dalle giovanili si arriva anche alla nazionale e avere talenti coltivati aiuta anche nel rifornimento di giocatori”.

Oltre alle mancanze da un punto di vista logistico bisogna puntare lo sguardo anche verso coloro che sono disposti a pagare per avere spazio: “Questo è un altro vero problema che c’è e sta crescendo. Dietro questo però c’è un altro problema, vale a dire la mancanza i fondi delle società che non riescono a far fronte a tutto. Dall’altra ci sono i genitori che per dare un’occasione al figlio sono disposti a pagare, prima per i giorni di prova, poi per l’intera annata. E’ un cane che si morde la coda”. 

Sguardo verso il calcio campano. Situazione anomala, quasi surreale del Savoia e della Real Aversa Normanna entrambe sotto l’egida della Casa Reale Holding di Filiberto di Savoia: “E’ una situazione che danneggia fortemente il sistema calcio campano. Esistono delle regole e vanno rispettate. Il problema è che si trovano sempre dei cavilli legali per superare gli ostacoli. Servono delle leggi più dure.  Bisogna stroncare sul nascere situazioni simili. Non è certo la sola, ma bisogna prendere provvedimenti. 

La cosa fondamentale è la credibilità. Se manca quella le società si fideranno poco e il sistema perderà di prestigio. Quando ci sono situazioni simili, con “autodenunce” sui social allora la Federazione deve intervenire, non può aspettare che qualcuno segnali”. 

Alla situazione Savoia si va ad aggiungere anche il valzer dei titoli, fenomeno sempre più crescente: “Tutto questo accade perchè la legge lo permette. Bisogna indurire le leggi. Impossibile pensare che un presidente prenda un titolo e appena le cose vanno male smantellino tutto. Non c’è tutela neanche per i calciatori e allenatori: nei professionisti anche può succedere ma ci sono più tutele. I contratti consentono ai calciatori di assicurarsi almeno l’anno corrente di stipendio, nei dilettanti queste tutele non ci sono e i calciatori perdono tutti i rimborsi, salvo che non si abbia a che fare con società serie. 

Le federazioni devono controllare in maniera approfondita. Non si può permettere che i campionati vengano falsati, Bisogna controllare che una società abbia un budget per terminare l’anno e non far ritrovare da soli i calciatori.

Sono anni che si parla di determinate cose, di cambiare, di trovare la via per evitarle ma non possiamo aspettarsi che si risolva dall’oggi al domani. Con i contratti per i lavoratori sportivi potrebbe cambiare le cose, oppure no. Solo la storia può dircelo”.

Ultima battuta sulla riforma degli allenatori: “Credo che sia una riforma positiva perchè non è giusto che un allenatore resti bloccato per un’annata intera. Se per i giocatori c’è la possibilità di rimediare all’errore di aver accettato una squadra penso che anche gli allenatori debbano avere questa occasione. Quindi perché dare occasione solo a chi perde la squadra fino a novembre e non fino a dicembre o gennaio?