Questa riforma non s’ha da fare. Vincenzo Spadafora si ritrova da solo contro tutti nella discussione del disegno di legge riguardante la riforma dell’ordinamento sportivo nazionale. Fuoco amico è quello che principalmente l’ha colpito, con gli alleati di coalizione a minacciare una crisi di Governo e i pentastellati, invece, a minacciare le dimissioni.
Punti di scontro il limite per i mandati dei Presidenti e Consiglieri Federali, ma anche la proposta di una flat-tax al 15:5 per i collaboratori sportivi che percepiscono un reddito superiore ai 10mila euro annui. Altro nodo è quello che riguarda il professionismo del calcio femminile, ma anche la costituzione di un nuovo dipartimento governativo che endrebbe ad inserirsi in un contesto complicato e in bilico come quello già esistente tra Federazioni, Coni, Sport e Saluto e il Governo stesso.
L’obiettivo di Spadafora era quello di portare al voto il disegno di legge prima di Ferragosto, ma con la fumata nera di ieri si fa sempre più complicata questa pista. La data di scadenza per la conversione della legge delega è a novembre. Intanto Giovanni Malagiò guarda con ansia, facendo zapping con lo sguardo dai lavori in Parlamento al CIO, che potrebbe buttare sull’Italia una multa per la violazione della Carta Olimpica.
Insomma i tempi stringono, ma se da un lato Spadafora prova ad accelerare, c’è chi, neanche tanto di nascosto, tira il freno a mano.