Napoli. De Laurentiis: “Io alfiere della napoletanità”

Arriva il giorno della famosa conferenza indetta dal presidente Aurelio De Laurentiis. Il patron del Napoli inizia la conferenza con un suo monologo davanti alla stampa giunta a Castel Volturno:

“Era la fine di dicembre dopo il Monza, che in conferenza stampa vi dissi che la colpa di tutto quello che sta succedendo è colpa mia e ci vediamo dopo la Supercoppa. Ma questa è una famiglia, non posso non considerare il parterre napoletano una famiglia, una bella famiglia. Io avevo fatto un contratto a Spalletti, che lo aveva come Benitez. Nel mondo del calcio pensano che l’opzione sia un fatto bilaterale, ma in realtà è unilaterale. L’opzione sia con Benitez e sia con Spalletti, prevedeva un ulteriore anno, per un altra stagione, ed io in un termine avevo il diritto di esercitarla con una comunicazione scritta. Devo riconoscere a Spalletti, dopo un primo anno in cui gli ho fatto un cleaning di personaggi che seppur professionisti remavano contro, lui ha deciso poi nel secondo anno di dormire qui (a Castel volturno, ndr).

Lo scorso anno andammo in ritiro in Turchia durante la sosta del Mondiale, facemmo un’ottima ripresa ma poi ci fu un calo, ci rimasi male per l’uscita dalla Champions, perchè pensavo di vincerla, visto che l’Inter è arrivata in finale ma a 20 punti da noi. Al premio Bearzot, il 24 marzo, ancora distanti dalla sconfitta col Milan in coppa, dissi che Spalletti restava con noi. Poi arrivano le due sconfitte col Milan tra campionato e Champions, poi il pareggio sempre in Europa.

Il 21 aprile, per tirare su il morale di Spalletti, dopo ste tre partite col Milan, per dimostrargli che io ero con lui e non lo avrei biasimato per l’uscita dalla Champions. Quindi gli mandai giuridicamente l’esercizio dell’opzione via pec, come giuridicamente andava fatto. Mai avrei creduto, che nella cena del 12 maggio, lui ci comunicasse la sua decisione di prendersi un periodo sabbatico. Ho provato a trovare una modalità per trattanere Spalletti. Qual è stato il mio errore? Quello di accettare la sua richiesta, per aver riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni.

Sono un uomo ricco, non perchè mi posso permettere di fare un centro sportivo con diversi campi, cosa che faremo nei prossimi mesi, ma io sono un uomo libero. Superlega? Florentino Perez ha avuto il merito di far partire l’elemento scatenante. Lui ha avuto dalla Corte Europea la soluzione, che si possono avere altre competizioni. Una rivoluzione miliardaria per il mondo del calcio”. 

Spazio poi alle domande dalla stampa:

“Motivazione tecnica? Forse Spalletti ha immaginato di aver tirato il massimo da questo gruppo. Poi non stando nella sua testa non saprei. Ma è umano, per uno che non ha mai vinto in Italia, così te ne esci da grande vincitore”. 

“Io vedo avanti al 2030, ad un certo punto sto immaginando quello che devo fare perchè il 2030 questa squadra, questa società sia economicamente in grado di avere i mezzi per poter competere con i più forti del mondo. Molti ci hanno accusato che non abbiamo investito sui giovani, ma avere una seconda squadra portando dal fallimento alla Serie A, credo che sul pezzo ci stiamo. Io sono sempre stato l’alfiere della napoletanità, ma quando vedo che dall’altra parte non si agisce da tifosi del Napoli, quando leggo qualche articolo leggo certa acredine, o c’è invidia o altro, mi dispiace molto. Quando ho preso Giuntoli nessuno si è permesso di dire ma chi abbiamo preso, lui ha lavorato e cresciuto, addirittura mi ha tenuto nascosto di essere juventino, ma questa è un’altra storia.”

“Non mi sono ‘fatto fare’ da Spalletti, ma ho voluto che andasse così. Io ho esercitato l’opzione su Spalletti due giorni dopo il Milan. Thiago Motta? Era nella lista di eventuali allenatori del Napoli, ma già mi disse che puntava ad allenare squadre fuori dall’Italia. Non è un problema di compatibilità col mio carattere, ma quando vai a scegliere l’allenatore diventa poi una scelta bilaterale. Quando è venuto l’agente di Luis Enrique a Roma, ne abbiamo parlato per tre giorni ma poi è andato al PSG. Quando hai un blasone più grande va bene così, non mi dispiace, un po’ come è successo con Dragusin, per il quale avevo messo sul tavolo più soldi degli altri.

Leggo spesso che De Laurentiis è un tuttologo, che è sempre troppo presente. Mettiamo in chiaro una cosa, De Laurentiis fa l’imprenditore e non il prenditore, un imprenditore fa gli interessi della propria impresa. Nell’ambito cinematrografico ho fatto tutti i mestieri, fino ad arrivare a fare il produttore, ma ho sempre visto tutto, anche la locandina per pubblicizzare il film. Questo fa parte della mia cultura d’impresa. Io voglio capire, per poter intervenire e trovare le soluzioni più corrette. Appartengo al mondo del fare, non del far fare agli altri. Do molto spazio ai miei collaboratori, Meluso è una persona di tutto rispetto, trova i giocatori ed è farina del suo sacco”. 

“Il De Laurentiis che gestirà il futuro sarà il De Laurentiis che ha gestito il Napoli in questi 19 anni, i giocatori più importanti della storia del Napoli li ho portati io. Lo stesso Spalletti non lo ha portato qui il direttore sportivo, lo convinsi io in un colloquio avuto al Bosco Verticale. Gli chiesi di subentrare a Gattuso, che in quel periodo non stava molto bene. Lui non era molto propenso, ma strappai un si per giugno. Quando venne qui, dopo un terzo posto gli hanno addirittura messo fuori uso un’auto, dicendogli pure che se ne doveva andare. Come portare avanti il Napoli? Quest’anno con la cultura del fare, senza di me non si farebbe lo stadio e nemmeno il centro sportivo”. 

“L’Inghilterra è l’unica che fa un calcio che si vede in tutto il mondo, l’unica che permette alle famiglie di andare allo stadio. Noi non ne vogliamo sapere, perchè i tifosi che vanno allo stadio servono come voti ai politici. Una Premier in Italia? Sono d’accordo. Dal 2016 in Germania non c’è più un divieto di vendere i diritti a più piattaforme, da noi si, per questo si deve fare sempre un bando. Abbiamo svenduto il calcio a Sky e DAZN. In Lega non siamo strutturata come un’industria del calcio, una parte la diamo al CONI, manteniamo la Federcalcio, diamo alla Serie B, alla Serie C. Non è un problema di 20 squadra, ma quali squadre. Abbiamo una colonna a sinsitra che lotta per le coppe, quella a destra per la salvezza, ma sono sempre le stesse. Vogliamo copiare l’NBA? Li nessuno retrocede e danno la possibilità di crescere a tutti quanti. Sono anni che vorrei togliere le ammonizioni o fare l’espulsione a tempo, ora ne parlano. Questo è un mondo rarefatto dove la logica non esiste, è incancrenito e per pulirlo bisogna tagliare le cose con l’accetta. Questo è un paese dove se sei propositivo diventa un problema”.

“Garcia? Se lo avessi mandato via subito, era rivoluzione. Se portavo subito Mazzarri, cosa avreste detto? Che sono impazzito. Ho dato delle opportunità e possibilità a Garcia, che quando mi ha ascoltato come a Lecce, abbiamo vinto 4-0, ma non grazie a me. Appena mi allontanavo faceva cose discutibili. Perchè l’ho mandato via, perchè gli provai a parlare e mi rispose piccato con un mi lasci fare. Era contro l’Empoli, poi scesi negli spogliatoi e gli chiesi ancora cosa c***o fai? Ti vuoi far cacciare? Lui non ha detto niente, poi l’ho cacciato”.

“Il senso di questa conferenza? Che voglio vincere più possibile, ma noi combattiamo in un contensto ancora sbagliato. Siamo l’unica squadra in Italia che ha un bilancio attivo e che gioca contro squadre che non dovrebbero nemmeno iscriversi al campionato. Noi fatturiamo il 50% di quello che fatturano, la Juventus, l’Inter e il Milan, quindi noi dobbiamo essere pefertti e non sbagliare nulla”.

Aurelio De Laurentiis (presidente SSC Napoli)

Aurelio De Laurentiis (presidente SSC Napoli)