Sulle colonne dell’edizione odierna di Metropolis, è intervenuto l’avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo del nostro Paese, per spiegare i risvolti giuridici e contrattualistici dell’emergenza Coronavirus nel calcio, a cominciare dal mondo dei professionisti e dei loro contratti: “La gestione dei contratti nel periodo di extension rappresenta l’ultimo ostacolo alla ripartenza della macchina calcio. Uefa e Fifa hanno differito le varie competizioni, poi la Figc, con decisione storica e senza precedenti, ha fissato la fine della stagione al 2 agosto. Ora tocca alle componenti sociali, ovvero Leghe e sindacati dei lavoratori sportivi. Il più è fatto, non credo che la rimodulazione rappresenti un ostacolo insormontabile: con un po’ di buon senso, basterebbe operare una semplice compensazione tra il periodo marzo-aprile, non lavorato, e quello straordinario di luglio e agosto”.
Grassani prosegue: “La Juventus ha aperto il fronte delle trattative individuali, seguita da altre società. Rimango dell’idea che se i club fossero stati compatti, avrebbero potuto negoziare al meglio i diritti di tutti e raggiungere l’obiettivo in breve tempo. Però non si può negare alle società di capitali, alcune quotate in Borsa, di tutelare i propri diritti in totale autonomia. Con la ripartenza si apre un mondo completamente nuovo, molto complesso e di difficile inquadramento giuridico. Parlo della tutela della salute e della sua compatibilità con la ripresa dell’attività agonistica. Il contagio non rappresenta di per sé una giusta causa di risoluzione, se la sua durata non abbraccia un arco di tempo di almeno 6 mesi o se non è stato contratto per colpa del lavoratore sportivo. Quanto alle responsabilità dei Club, occorre che le società ed i medici utilizzino la massima diligenza nell’allestimento dei luoghi di lavoro e nella determinazione delle modalità di svolgimento della preparazione. Diversamente, potrebbero essere condannati per violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro in caso di positività di qualsiasi componente della rosa. E’ un tema scottante da maneggiare con estrema cura”.
Capitolo Dilettanti: “Nel mondo dilettantistico, allo stato, non mi sembra sussistano le condizioni per concludere la stagione con rischi contenuti o controllabili. Impiantistica, risorse economiche e professionalità del movimento non sembrano in grado di sfidare il Covid-19. Per ripartire, il calcio dilettantistico dovrebbe avere certezze assolute, perché in caso di diffusione del contagio le tutele per l’atleta sono minori rispetto ai colleghi di A, B e C. Di qui la necessità di meditare approfonditamente tempi e modi dell’eventuale ripartenza, anche se non sarebbe corretto mettere a repentaglio la salute di atleti, tecnici e dirigenti: credo sia meglio chiudere qui. Tanti calciatori hanno chiesto il bonus di 600€? Le ipotesi percorribili sono tante, anche se la più fondata credo sia quella che in D gli stipendi sono più bassi di quanto si pensi: la crisi degli ultimi anni ha colpito più le categorie intermedie di quelle di vertice e la Serie D è una di queste”.