E’ difficile immaginare una squadra di calcio nella quale giochino una “scimmia”, un “coniglio”, una “strega” ed una “cipolla”, ma la nazionale dell’Uruguay, campione dei soprannomi, dimostra che e’ possibile. Ma non solo queste le ‘specie’ all’interno della rosa dei 23 calciatori dei campioni della Coppa America che sono agli ordini del ct O’scar Washington Taba’rez nella Confederations Cup. Ci sono anche un “bastoncino”, un “gioiello”, un “difetto” e, per equilibrare, un “bimbo”, e un “matador”. Mettere soprannomi in Uruguay e’ una pratica generalizzata e quasi una tradizione folcloristica che va oltre il calcio e dimostra l’ingegno popolare, la sagacia ed il senso dell’umorismo. I calciatori uruguaiani trattano il tema con assoluta semplicita’ e si chiamano per soprannome perche’ e’ una abitudine. Piu’ che compagni, sono tutti amici.
“Ci conosciamo da tempo. O abbiamo giocato insieme o contro”, ha detto alla dpa il centrocampista Alvaro “Tata” Gonza’lez che milita nella Lazio. “Il soprannome e’ nato quando militavo nel Difensor Sporting, (Prima Divisione dell’Uruguay), mi chiamavano ‘il Saggio’ perche’ gia’ da ragazzo avevo una voce impostata da adulto. E mi e’ rimasto per quel motivo”, ha raccontato. “Se mi chiamano Alvaro e’ facile che non mi giro neanche, perche’ non penso ce l’abbiano con me”, ha proseguito il centrocampista. Al portiere Fernando Muslera, ex biancoceleste, lo chiamano “il bimbo” per il viso da bambino che ha, anche se domenica compie 27 anni. Adnkronos